21 décembre 2013
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15:03
Grande superficie, come si dice, cioe' supermercato e oltre. Il piazzale a parcheggio e' strapieno e io penso: buon
segno questo, la crisi e' finita o sta finendo. Poi entro nel supermercato, compro quello che mi ero segnato di comprare e alla cassa butto l'occhio sui carrelli degli altri (dei piu') Sono
presso che vuoti, la gente e' evidentemente venuta qui per guardare piuttosto che per comprare. Un nuovo modo per partecipare al rito delle feste: dal consumismo che non ci si puo' piu'
permetttere al voyeurismo che costa poco o niente, tanto quanto costa comprare una confezione di biscotti di fattura industriale, un flaconcino di detersivo per lavare i piatti a mano, due
scatole di pelati, un fardello di acqua purificata, il pane, birra delle peggiori e per strafare mezzo chilo di carne tritata. Questo e' il contenuto del carrello-tipo della classe media e della
superstite classe operaia ormai. I soli carrelli pieni sono infarciti di delikatessen delle piu' improbabili. Sono quelli di agiate coppie di "giovane mezza eta'", vestite fashion e con un
bambino al seguito (solo uno). Per i ricchi la crisi non esiste e, tutto sommato, mi verrebbe da dire "meno male che il ricco c'e'" se non fosse che le delikatessen che compra sono tutte
d'importazione (non ci vuole molto a capire la provenienza geografica di quello che vedo nei carrelli) e che a parte quelli di pochi magazzinieri e contabili, di posti di lavoro e di redditi,
carrelli come quelli non ne creano. Piuttosto ne distruggono, il gioco e' a somma negativa ...
Le nostre societa' (mi riferisco a quelle dei Paesi mediterranei e alla Francia) assomigliano a come lo erano negli
anni Cinquanta del secolo scorso: pochi ricchi, molti poveri. Con la differenza che il numero di poveri allora col tempo diminuiva, mentre oggi aumenta. Con la differenza che in quegli anni la
gente aveva in maggioranza fiducia nel futuro, tanto da comprare di tutto firmando cambiali senza troppo pensarci, sapendo che la crescita economica avrebbe offerto opportunita' e permesso di
onorarle ... Oggi no, non e' cosi'
Published by alessandro alex napoli
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Diario
18 décembre 2013
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Visto su DW (Deutsche Welle). Era un servizio su come i tedeschi vedono la crisi nei
Paesi mediterranei, con interviste al cosiddetto uomo della strada. Impressionante collezione di pregiudizi e di un po' di malcelata invidia ("hanno la prima, la seconda e la terza casa in
proprieta', vIvono di rendita). Che qualcuno spieghi al cittadino medio della Repubblica Federale che e' molto meglio (piu' profittevole) per lui che noi euromeridionali siamo diversi da loro
e non uguali. Detto questo, confermo il mio amore per i nostri cugini che stanno Oltr'Alpe, tanto che ho deciso che questa sera stessa andro' al Goethe Institut per imparare finalmente a
scrivere e a parlare decentemente nella loro lingua splendida
Published by alessandro alex napoli
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Diario
14 décembre 2013
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Published by Alessandro A. Napoli
13 décembre 2013
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07:22
Vivere (e lavorare) in un posto che e' all'estremo occidente di un fuso orario comporta vantaggi e svantaggi, cosi'
come vivere e lavorare in un posto che ne e' all'estremo oriente. Mettiamo che viviate e lavoriate nella Galizia iberica (da non confondere con la Galizia), estremo ovest del fuso orario
dell'Europa Centrale: sappiate che sulla via per raggiungere il posto di lavoro se sono le otto di mattina e' ancora buio, almeno a Dicembre. Al contrario, allo stesso tempo e dentro lo stesso
fuso orario, se siete a Belgrado (per esempio) oppure anche a Bari o Brindisi in quello stesso momento e a quella stessa ora splende il sole (sempre che non siate in una giornata di nuvoloso o
coperto ...). Pochi chilometri a Est di Bari o Brindisi e vi trovate all'estremo ovest di un fuso orario (East European Time) che comprende persino la Siria. Diciamo che siete a Corfu'. Come nel
caso galiziano, in questo vi troverete a raggiungere il vostro posto di lavoro quando ancora e' notte. L'inverso vi capitera' alle ore del calare del sole: ancora luce nella Galizia iberica alla
stessa ora di quando a Bari o Belgrado e' notte e ancora luce a Corfu' quando alla stessa ora in Siria e' notte.
Domanda: e' meglio cominciare la giornata di lavoro col buio e chiuderla con la luce oppure e' meglio aprirla con
la luce e chiuderla con il buio?
Non credo sia una domanda oziosa, perche' l'orologio influenza il nostro orologio biologico e quindi la nostra vita
di lavoro e di relazione con i nostri simili ...
Published by alessandro alex napoli
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Diario
8 décembre 2013
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Published by Alessandro A. Napoli
8 décembre 2013
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06:49
Published by Alessandro A. Napoli
6 décembre 2013
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Published by Alessandro A. Napoli
1 décembre 2013
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Che cosa c’e’ dietro il clic con cui su Amazon riempiamo il nostro carrello virtuale di acquisti?
Qualcosa che virtuale non e’, le piattaforme logistiche che consentono alla multinazionale di consegnare quasi in tempo reale quello che i clienti ordinano. Un documentatissimo
réportage di Jean Baptiste Malet („Le Monde Diplomatique“ di novembre) ce lo svela: condizioni di lavoro riassumibili con un solo aggettivo:
„agghiaccianti“, un clima da istituzione totale.
Le piattaforme logistiche Amazon le costruisce vicino a svincoli autostradali e ... dove il tasso
di disoccupazione e’ altissimo. Ricorre alla forza lavoro solo perche’ costa meno dei robot. E non e’ nemmeno detto che continui a ricorrerci (l’anno scorso Amazon ha rilevato per 775 milioni di
dollari Kiva Systems, una societa’ di automazione industriale). Per ora nei periodi di picco di domanda (segnmatamente nel quarto trimestre di ogni anno) la forza lavoro si triplica e le
piattaforme si riempiono di sociologi spagnoli, ingegneri greci, chimici ucraini ... assunti dalle agenzie di lavoro interimario per prelevare gli articoli dagli scaffali, inscatolarli,
consegnarli sui container al traino di motrici. Rispetto dei contratti collettivi? Ma di che parliamo? I manager della multinazionale tengono a convincere (gli altri, perche’ con quelli che ci
lavorano non ci riescono) che quello e’ il migliore dei mondi possibili.
E non e’ solo questione di mancato rispetto dei piu’ elementari diritti di chi lavora anzi della
dignita’ dell’uomo, qui siamo al peggio, ad una ideologia totalitaria applicata al funzionamento di un’impresa, in attesa che dal funzionamento di un’impresa venga estesa al funzionamento della
societa’. E’ semplicemente l’altra faccia, nascosta dietro quella bonaria, delle imprese dell’era digitale
La risposta non puo’ che essere politica: altro che tappeti rossi vanno stesi a quel tipo di
investitori, qui le promesse di creazione di occupazione vanno respinte con pedate nel ...
Per quanto mi riguarda la mia scelta l’ho fatta. Mai piu’ acquisti on-line da quel sito. Mai piu’
(e mi pento di averlo fatto)
Intanto penso alle idee di Adriano Olivetti, industriale pioniere
dell’innovazione negli anni Cinquanta. Se leggesse il réportage che citavo si rivolterebbe nella
tomba nel vedere come una delle imprese innovative di oggi organizza il lavoro. Piu’ di la’ che di qua dal confine fra lavoro e schiavitu’, agli antipodi della sua idea d’impresa
...
Published by alessandro alex napoli
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Stories
1 décembre 2013
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06:33
Published by Alessandro A. Napoli
28 novembre 2013
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18:48
Published by Alessandro A. Napoli