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12 juillet 2014 6 12 /07 /juillet /2014 06:12

Scrissi questo pezzo nel 2012. Vale ancora

 

L’aeroporto Atatürk, nella parte europea di Istanbul, e’ la porta della Turchia. Nel 2011 ci sono transitati quasi 37 milioni di passeggeri, all’incirca come a Fiumicino o a Monaco di Baviera. Per movimento passeggeri e’ il trentesimo al mondo e l’ottavo in Europa. Ma non e’ l’unico della metropoli: dal Sabiha Gökcen, dall’altra parte del Bosforo, nello stesso anno ci sono passati quasi 13 milioni di passeggeri. Chi l’ha detto che gli aeroporti sono dei non-luoghi? Questo certamente no: dietro la facciata del grande aeroporto (ma non aeroporto monstre tipo Francoforte) svela la realta’ di un Paese che non e’ solo una cerniera, ma un magnete. Ci trovi turisti occidentali in genere vestiti in modo inadeguato, uomini d’affari di tutto il mondo, donne col velo in transito verso qualche destinazione del Vicino Oriente ... Noi italiani siamo fra i privilegiati che non devono fare due file per uscire, e cioe’ una per comprare il visto l’altra per il controllo dei passaporti; la prima non dobbiamo farla piu’, da qualche anno.

 

Se resto a Istanbul non faccio piu’ le cose che si dice sia d’obbligo fare a Istanbul. Prendo invece in prestito una canna da pesca, prendo un vaporetto e passo alla sponda asiatica. La pesca e’ una scusa per guardare il traffico di navigli di tutti i tipi nel Bosforo e ammirare lo skyline della parte europea, soprattutto i palazzi patrizi e sullo sfondo i grattacieli del Levent. Con i vicini di canna da pesca si instaura sempre un rapporto di complicita’: io, per esempio, non compro mai vermi da esca, me li regalano. Gli stranieri amano Istanbul, peccato che in genere si perdano esperienze come questa. Consigliata. Prima ancora di una visita alle grandi moschee o al Topkapi Sarayi o all’Istanbul avveniristica. Il fatto e’ che non sono un turista, e che anche quando lo sono non riesco a comportarmi da turista.

I turisti in visita in citta’ la lasciano dopo qualche giorno, senza aver avuto il tempo di capirla. I piu’ vanno a Bodrum oppure in Cappadocia. Poi ci sono quelli che per Istanbul non ci passano neppure: voli diretti da Mosca a Antalya, trasferimento in albergo e direttamente tuffo prima in piscina e poi al mare. Io invece vado a Ankara. Questa citta’ nata dal nulla, accanto a una cittadina di piccole dimensioni, in mezzo all’altopiano dell’Anatolia, mi affascina. La volle Mustafa Kemal, per marcare la differenza fra i tempi di un sultanato perdente e umiliato e quelli di una guerra di liberazione conclusa vittoriosamente. Recluto’ i piu’ famosi urbanisti e architetti tedeschi e ancora si vede: parchi (a sfidare l’aridita’ dell’altopiano circostante), viali e case a cubo, puro stile Bauhaus. L’Ankara modernissima e’ ancora un’altra cosa: grattacieli in vetro, acciaio e cemento e autostrade urbane.

Adoro Ankara. Intanto mi piace l’aeroporto di Esenboga. Non grande ne’ piccolo, funzionalissimo. Se per esempio state per partire, e quale che sia la vostra destinazione, sappiate che per ogni due uscite c’e’ una sala d’attesa dotata di tutto: dai servizi al bar con pasti caldi. Potete rilassarvi e dimenticare la rottura di scatole del trascinarvi il trolley anche solo per fare la pipi’ e ritorno. Se invece siete in arrivo potete apprezzare la razionalita’ del layout e poi infilarvi in un taxi per andare in citta’ (sessanta lire turche, diciamo trenta euro).

A smentita del detto „fumare come un turco“ in Turchia e’ proibito fumare dovunque, a meno che non si sia all’aperto. E’ cosi’ anche in tanti altri Paesi, ma i turchi le regole le rispettano. Anche questa.

Ad Ankara ci arriverete di sera, di solito e’ cosi’. La prima cosa che colpisce e’ l’amore per il verde. La natura non lo ha dato? Gli uomini si son dati da fare per rimediare a quella mancanza. E per fare in modo che vi accorgiate che il verde c’e’, di sera e di notte  l’illuminazione pubblica e’ orientata verso alberi e cespugli. Un bell’effetto: alberi e cespugli illuminati come monumenti.

Ankara e’ una citta’ moderna, senza un vero centro storico. La Cittadella e’ anzi piuttosto decentrata. E cosi’ il centro, la zona dove la gente di questa metropoli di 4 milioni di abitanti passeggia, compra, mangia, assomiglia a una zona residenziale elegante di una citta’ europea. Fra casa e casa ci sono spazi e cortili e piccoli giardini. Sul fronte strada negozi e ristoranti. E sui marciapiedi molta gente, come e’ ovvio sia in una grande citta’. Non avrete caldo, a meno che la situazione meteorologica non sia eccezionale: siete a 1.000 metri sul livello del mare, il che significa anche che il clima e’ secco e che anche nei giorni piu’ caldi e in quelli piu’ freddi (d’inverno si va spesso sotto lo zero) non si soffre. Siete in una grande citta’, ma l’atmosfera che per esempio trovate sulla Tunali, la strada del passeggio e dei negozi, e’ da tranquilla provincia. Molti uomini eleganti (con il solo difetto di una certa tendenza all’amore per la monocromia, tipo pantaloni neri, giacca nera, camicia nera e cravatta nera), ragazze fasciate con i jeans, signore attempate ben vestite, poche donne col capo coperto. Comune il narghile con i boccagli monouso, ma disponibile in locali dal design avveniristico. Ancora piu’ comune il tavli. Pochi i segni della globalizzazione: d’altra parte perche’ sostituire uno spuntino in una pasticceria con profumi da svenire per il piacere o preso al volo a un chiosco con un hamburger in un MacDonald? Non considerate normale rivolgervi alla gente in inglese; d’altra parte, dove sta scritto che dobbiamo parlare tutti in inglese?

Al sabato sera c’e’ una movida da far invidia a una citta’ spagnola, ma tutto e’ tranquillo e relativamente in ordine (salvo il parcheggio in doppia fila). Rarissimi i comportamenti sopra le righe.

Ho comprato delle ottime scarpe a Ankara, proprio sulla Tunali. Resistono da quattro anni e fanno un’ottima figura. Poi ci sono i negozi dei designer turchi. Da italiano devo confessare che sono dei bravi concorrenti.

Che fare a Ankara? Beh, prima di tutto lavorare. Poi approfittare dei piaceri della cucina turca. Da vedere non c’e’ niente di quello che trovereste a Istanbul e neppure in altre grandi citta’ del Paese. Pero’ c’e’ il mausoleo di Atatürk con il museo multimediale sulla guerra di liberazione successiva alla prima guerra mondiale. Vale il viaggio, per capire la portata dei cambiamenti che questo Paese ha conosciuto in un arco di tempo breve.

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11 juillet 2014 5 11 /07 /juillet /2014 18:57
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11 juillet 2014 5 11 /07 /juillet /2014 18:25
Prepariamoci: nel mercato delle destinazioni turistiche mediterranee il prossimo decennio sara' il decennio dell'Albania
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11 juillet 2014 5 11 /07 /juillet /2014 18:20

Murgia dei Trulli e Salento: ideali per: 1.). - me; 2.). - bourgeois bohémiens; 3.). - alternativi sui 30-35 anni; 4.). - gente che sa mangiare e bere bene e non va al letto con le galline. Fortemente sconsigliati a: 1.). - me; 2.). - neoricchi senza storia e senza cultura (per questi va bene la Costa Smeralda); 3.). - truzzi (continuano ad andare a Sharm, anche con la guerra alle spalle e i briganti nel deserto a poca distanza); 4.). - gente che si nutre mangiando tranci di pizza al bar, innaffiandoli con Coca-Cola

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11 juillet 2014 5 11 /07 /juillet /2014 17:50
Radio ungherese alle otto meno un quarto: il ministro dell'economia propone di bloccare l'aumento delle pensioni per i prossimi 10anni e investire su istruzione e sanità.. L'idea non è una stupidaggine, tuttavia mi domando, che mangeranno i pensionati ungheresi che già ora ce la fanno a malapena?
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11 juillet 2014 5 11 /07 /juillet /2014 17:18
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10 juillet 2014 4 10 /07 /juillet /2014 18:57
Se sei elitario, se ti piace stare bene con gente generosa e semplice ma anche intellettualmente sofisticata e che mai ti lascera' solo, se del mare e del sole non te ne frega niente, se ti piace mangiar bene e passare giorni interi al caffe' a chiacchierare di cose profonde e piacevoli, se di musica ne capisci piu' della media, se per te andare al letto con le galline e' perdersi il meglio, se da italiano non vuoi sentirti fra i turisti di serie B, se detesti stare in mezzo a gente malvestita, brutta e cafona, se... In breve se, insomma, sei un turista radical chic, allora la tua destinazione e' Belgrado, Serbia. Truzzi astenersi
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10 juillet 2014 4 10 /07 /juillet /2014 16:51

Lavoro dalle 8 alle 16, senza pausa pranzo (non e' comunque riconosciuta). E spessissimo fino alle 20  e senza straordinario pagato. Al primo che dira' che "i greci sono fannulloni" non replichero' ma lo lascero' solo con questa stupidaggine. Sfido qualsiasi mio omologo del Nord Europa a prendere il mio posto e il mio salario al posto dei suoi. E naturalmente a produrre risultati simili ai miei e a quelli dei miei colleghi e collaboratori

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10 juillet 2014 4 10 /07 /juillet /2014 06:09
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10 juillet 2014 4 10 /07 /juillet /2014 05:37

Un luogo di culto resta un luogo di culto e come tale va considerato anche da chi ci entri non come fedele ma come occasionale visitatore. Per questo le regole che valgono per i fedeli hanno da essere seguite anche da tutti gli altri che ci entrino per diverse ragioni.

Quando, per esempio, entro nella Sinagoga Grande di Budapest, il tempio ebraico piu' grande del mondo dopo la Sinagoga di New York e luogo a me estremamente familiare, copro il capo con la kippah, pur non essendo un fedele della religione ebraica. Entrando in una qualsivoglia moschea di Sarajevo o di Istanbul mi comporto allo stesso modo, cioe' come se ci entrassi da fedele e non da visitatore: lascio i miei calzari fuori e lavo i piedi prima di entrare. E neppure mi sogno, come invece fanno in tanti, di mettere piede in una chiesa cristiana, ortodossa o cattolica che essa sia, in pantaloncini corti e sudato.

Perche' i luoghi di culto e di preghiera sono prima di tutto luoghi di culto e di preghiera, non attrazioni turistiche. E le regole che valgono per i fedeli hanno da valere per tutti, perche' un luogo di culto e di preghiera, anche se prominente in termini artistici o architettonici, e' prima di tutto un luogo di culto e di preghiera.

Post Scriptum: sono tutt'altro che un bacchettone

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