MANGIARE IN GRECIA, OVVERO DEGLI STRANIERI CHE NON SANNO CHE COSA MANGIARE
I luoghi comuni sulla Grecia sono talmente tanti che se ne potrebbe ricavare un tomo di cinquecento pagine. Uno, dominante, e’ quello di considerare il Paese come un abbronzaschiena, un luogo dove si va solo per andare a tuffarsi nel mare e a cospargersi di creme protettive anti raggi solari. Ammesse solo occasionali escursioni verso l’isola vicina o a qualche area archeologica. Il resto non interessa. Alla sera, e questo vale soprattutto per i giovani del Nord Europa, pub e discoteche, con musica uguale a quella che potrebbero sentire a casa e immancabili birre e superalcolici. In Grecia tale e quale come, chesso’, a Ibiza. E chissenefrega di quello che accade intorno.
Altro luogo comune riguarda la musica. Sono convinto che milioni di stranieri pensano che la Grecia sia solo il Paese del bouzouki e che, per di piu’, al suono del bouzouki, quale che sia il tempo, si balli il syrtaki. Una danza inventata insieme alle composizioni di Theodorakis negli anni Sessanta, ma che quasi tutti gli stranieri considerano addirittura tradizionale. Mai visti stranieri capaci di distinguere fra un hassapiko e uno zeimbekiko, fra un aptaliko e un tsifteteli. Pazienza, per gran parte di loro la musica e’ solo il sottofondo di una cena in una taverna. Figuriamoci se sono capaci di distinguere fra la musica popolare urbana (Λαϊκά Τραγούδια), dove appunto il bouzouki e il suo cugino piu’ piccolo, il baghlamas, sono i protagonisti e la musica dei villaggi (δημοτικη μουσικη), la musica tradizionale dove il protagonista e’ il clarino e le danze sono completamente diverse. Per non parlare della musica delle isole (Νησιωτικά)
Terzo luogo comune: la cucina. La gran parte degli stranieri, mi pare, e’ innazi tutto convinta che la Grecia, avendo uno sviluppo costiero notevole e molte isole, sia un Paese dove si mangia molto pesce. Niente di piu’ errato. I mari greci sono poco pescosi e il carattere greco e’ incline piu’ a mangiare carne e vegetali che non pesce. Trovare buon pesce non e’ impossibile, ma non ovvio e soprattutto tutt’altro che economico. Molti stranieri sono inoltre convinti che l’insalata di pomodori, foglie verdi, olive e feta (Χωριάτικη σαλάτα) e i souvlaki siano la sintesi del mangiare greco. Peccato, ma la colpa e’ anche dei ristoratori che non sanno guidarli a scoprire la cucina del Paese e degli stessi stranieri che in genere sono riluttanti ad accettare l’invito dei padroni delle taverne a visitare direttamente la loro cucina e a scegliere fra quello che e’ stato preparato e quello che si puo’ preparare. In generale mi sembra che gli stranieri ignorano il ruolo cruciale che nella cucina greca hanno le preparazioni „ladhera’ „, e cioe’ i cibi cotti in olio di oliva: fagioli giganti, peperoni ripieni di riso e carne tritata, involtini di foglia di vite ripieni di riso e carne tritata, polpette di Smirne (cotte con la salsa di pomodoro), fagiolini al sugo, bamies (i cosiddetti corni greci). E soprattutto, con l’eccezione della moussaka’, ignorano che il grande protagonista e’ la melanzana. In moltissimi non hanno mai mangiato le melanzane ripiene, ne’ le melanzane „dell’imam“ e nel migliore dei casi si sono imbattutti nella regina degli antipastini: la melitzanosalata. Nel box che segue e’ la mia ricetta per prepararla.
Un giorno parlero’ anche della cucina „politika“, cioe’ la cucina della citta’ (Costantinopoli). Saremo all’aristocrazia culinaria greco-turca
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LA „MIA“ MELITZANOSALATA
La mia ricetta. Per prima cosa arrostisco le melazane intere sul rostilj (caminetto per il barbecue) che abbiamo in giardino fino a farle diventare davvero soffici. Mi ci vogliono dai dieci ai quindici minuti. Le ritiro e le metto a liberarsi dell’acqua residua su un canovaccio. Nel frattempo si raffreddano. Quando sono fredde ne rimuovo la pelle e verso la polpa in una terrina. Sminuzzo con il coltello (mia moglie invece usa l’omogeneizzatore, dopo che le ho proibito di usare il multipratik - roba da aerofagia) fino ad arrivare a creare un composto omogeneo, e rimestando aggiungendo extravergine (gradualmente, ma in crescendo), aglio sminuzzato (uno spicchio per ogni melanzana), qualche foglia di menta, sale, pepe e polvere di peperoni rossi dolci essiccati (quest’ultima cosa non e’ ortodossa ma serve per limitare la tristezza del verde, insomma per dare una sfumatura di rosso a una cosa che per il colore verde pallido potrebbe sembrare non invitante). Aggiungo ma in quantita’ molto limitate l’aceto di vino rosso (mi regolo annusando, come farebbe la mia gatttuccia), e rimescolo ancora. Poi metto in frigo. Mangio la mia bella insalata di melanzane fredda, spalmandola su pane vecchio tostato