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4 avril 2014 5 04 /04 /avril /2014 18:39

Piu' il potere si concentra, meno liberta' avremo. Lo dico riferendomi al mio dissenso rispetto all'eliminazione del bicameralismo. Sono ancora convinto che sia meglio per gli esseri umani che vivono in un consorzio civile che il potere sia spezzettato e che a ciascuno dei suoi pezzi sia data la possibilita' di impedire che un altro pezzo abusi dei propri poteri. La democrazia e' un gioco di pesi e contrappesi, o non e' democrazia. Montesqueiu lo sottolineava, ma Renzi non ha letto Montesqueiu. O forse neppure letto nessuno dei classici della scienza politica

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2 avril 2014 3 02 /04 /avril /2014 18:52
Disoccupati, dipendenti a tempo determinato, ragazzi e cinquantenni che si arrangiano, liberi professionisti che non sono nel grande giro: le differenze fra queste categorie oramai sono poco meno che sfumature... In tutta Europa. Tutti, ci direbbe, "proletari", e pure senza prole
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9 mars 2014 7 09 /03 /mars /2014 10:56
Comprato in una libreria di Bruxelles e divorato. Ho letto "Automobile Club d'Egypte" di Alaa el-Aswany e ne raccomando la lettura. Ovvero di come capire del disfacimento di un regime ed evitare di cadere dalla padella nella brace...
Provo a sommarizzare la storia: siamo alla fine degli anni Quaranta, al Cairo. Clima da fine regime, con il re (Farouq) nelle mani dei suoi protettori inglesi. Il re adora giocare a poker e spenderci fortune, e lo fa proprio all'"Automobile Club d'Egypte". Giovani comunisti lo fotografano in segreto mentre spende fortune al tavolo da gioco in un Paese dove i piu' faticano a trovare di che mangiare. Le foto fanno il giro del Paese. Colpiscono l'establishment piu' di un attentato. Ovvero di come un'opposizione laica possa essere molto piu' temibile dell'opposizione religiosa dei fratelli musulmani e di quella dei militari. Bel libro, e non solo per la tesi che sostiene (essere 'contro' senza essere violenti paga), ma per la descrizione degli ambienti e dei caratteri. Bel libro davvero
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5 mars 2014 3 05 /03 /mars /2014 17:53

Che cosa conviene meglio fare quando le istituzioni di uno Stato non funzionano o funzionano male, quando le istituzioni perdono la fiducia dei cittadini, quando la societa' su cui lo Stato poggia si dimostra manifestamente incapace di saper selezionare la propria classe dirigente?

La scelta e' fra tre scenari, mi sembra:

1.). - scegliere parlamentari in grado di concepire e votare una riforma dello Stato e delle sue istituzioni;

2.). - dare vita a uno Stato nuovo, territorialmente piu' piccolo ma piu' compatto;

3.). - dare vita a uno Stato piu' grande, di scala continentale e non locale ne' 'regionale'

La prima fu la scelta francese: passaggio dalla  Quarta Repubblica alla Quinta, da un regime parlamentare a uno (semi) presidenziale. Scelta troppo dipendente dalla qualita' dei leader disponibili. Funziono' quando questi si chiamavano De Gaulle o Mitterand, meno dopo e ancor meno nell'ultimo decennio. Tanto e' vero (e non solo per via del passaggio dal settennato al quinquennato presidenziale) che ora la Quinta Repubblica sta inevitabilmente scivolando verso la Quarta.

La seconda ha qualche merito: aumenta il sentimento di appartenenza, la reciproca fiducia fra cittadini e fra cittadini e istituzioni. E qualche non negligibile demerito: non e' la scala adeguata per capire il resto del mondo. E' un ritorno a una organizzazione medioevale dove 'porte chiuse' danno una temporanea quanto non sostenibile sensazione di sicurezza e benessere garantito. Temporanea sensazione, sostenibile solo nel breve-brevissimo periodo.

La terza e' quella che io ritengo consigliabile: da solo nessuno ce la fa, sia esso etnia, comunita' locale, regionale o Stato nazionale. La storia ce ne ha dato prove: gli "imperi", intesi come organizzazioni statuali multinazionali, funzionano meglio di altre organizzazioni. Un "impero" (non equivocate il senso del termine) significa porte aperte a tutti i movimenti: di merci e capitali, ma soprattutto di persone e di idee

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29 janvier 2014 3 29 /01 /janvier /2014 20:08
Crocifissi nelle chiese, menorah nelle sinagoghe, mihrab nelle moschee ma, per rispetto verso la laicita' dello Stato, e cioe' verso il fatto che gli uomini sono tutti uguali indipendentemente dal loro credo o non-credo religioso per rispetto nei confronti di tutti i cittadini, negli edifici pubblici trovo giusto che ci siano solo la bandiera nazionale, il testo di un articolo della Costituzione e un mosaico di foto di cittadini di colore diverso. E la foto del Presidente, effigiato in quanto presidente non in quanto persona con un preciso nome e cognome. La citta' dove mi piacerebbe vivere avrebbe campanili cattolici a fianco a cupole ortodosse e cupole ortodosse vicino a minareti e a templi giudaici e a luoghi di culto buddisti e a luoghi di culto induisti. Ma niente simboli religiosi dove si e' cittadini punto e basta, tutti con il diritto di essere se stessi, compreso quello di non appartenere a nessuna fede.
 Perdonatemi se l'esempio che faccio potrebbe sembrare ad alcuni ardito o persino offensivo. Ma secondo me lo Stato e' come quel tavolo dove (senza astio reciproco) giocano a carte un pope ortodosso, un curato di campagna cattolico, un imam, un rabbino, un monaco buddista, un ateo positivista, un comunista. Se il tavolo fa il tifo per uno dei giocatori non fa il suo dovere di tavolo.

Liberté, égalité, fraternité. E voglio avere il diritto di continuare a dirlo, senza che mi si chiami spregiativamente "relativista culturale"
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25 janvier 2014 6 25 /01 /janvier /2014 08:50

 

 

Nebojša e’ un fustigatore dei costumi alimentari di gran parte dei suoi connazionali. Alla minima occasione che si presenti stigmatizza l’abuso di carne nella dieta („si puo’ mangiare, ma al massimo una volta alla settimana“) e la produzione di paste secche a partire da farine di grano tenero arricchite da generose dosi di uova. A modo di mantra ripete „guardate gli italiani, guardate quanto a lungo vivono, hanno capito che la salute comincia dal piatto“. Mi adora, s’intende, ma non e’ questo il punto, perche’ quello che adora veramente e’ l’extravergine. Devo riconoscere che su questo punto e’ un vero connaisseur, non solo assaggia olio e si arrischia a dare dati sul grado di acidita’ di quello che assaggia ma e’ diventato tanto familiare con l’extravergine da sfidarmi, di fronte a campioni di olii diversi, a indovinarne l’origine geografica. Nella competizione vince sempre lui. Tempo fa saltai sulla sedia quando mi chiese se il programma Erasmus puo’ cofinanziare studi di giovani che vogliano divemtare assaggiatori professionali di olio; „voglio che mio figlio diventi un assaggiatore professionale, per lui qui ci sarebbe un futuro. Vorrei mandarlo in Puglia o in Toscana, a raddrizzarsi le ossa“ (mi disse proprio cosi’, e per giunta in italiano).

Olivera vive di una modestissima pensione da ex-professoressa nelle scuole superiori. La chiamano „Milano“. E’ infatti ossessionata dalla sua idea di ben vestire e devo riconoscere che e’ persona competente in materia. Mi capita di trovarmi a guardare uno dei canali televisivi internazionali di moda con lei e il suo marito (che si annoia) e mi colpisce la sua sensibilita’ non tanto al disegno quanto agli aspetti materiali, cioe’ ai tessuti. Cosa rara fuori della Penisola. „Ma chi ha detto che gli italiani non fanno Ricerca e Sviluppo“, aggiunge. „Guarda quel cardigan, la’ c’e’ una mescola di lane che non se la sono inventata chimici o analisti, ma il padrone della fabbrica e i suoi operai; non ci riusciranno facilmente altri, quelle cose sono capaci di crearle solo gli italiani“. Amen. „Ljubav i moda, questa e’ l’Italia, amore e moda, anzi mi correggo e dico ’Moda je ljubav’, la moda e’ amore“, questo dice Olivera. Forse sta anche pensando a un film cult jugoslavo del 1960 che si chiama appunto „amore e moda“: tutto comincio’ da li’. A cominciare dalla virata filo-occidentale (per la precisione, filo italiana) della federazione.

„In macchina girano solo i seljaci“ (gli abitanti dei villaggi, l’espressione corrisponde al nostro „cafoni“) sostiene invece Ivana, di professione arredatrice, mentre mi raggiunge a cavallo di una Vespa piuttosto vintage. Ha venduto la sua macchina per comprarsi la Vespa alquanto vintage. Molti dei suoi connazionali non sono ancora pronti a condividere quella sua scelta, ma sta di fatto che il numero di persone che considera cafone girare in un veicolo a quattro ruote, almeno nelle due grandi citta’, sta aumentando. E che dovendo scegliere tra scooter e motorbike italiani da un lato e coreani dall’altro Ivana non ha avuto esitazione, il suo ’voto’ e’ andato a favore della Piaggio. Non e’ la sola: a Belgrado gli scooter italiani   - mi dicono piu’ costosi di quelli concepiti o prodotti in altri Paesi -  spopolano. Mettersi nelle mani di Ivana e’ comunque garanzia di soldi spesi bene, anche se spesso i soldi spesi sono troppi. Ivana vive circondata da riviste di architettura e cataloghi di rubinetti e lavabo di ditte italiane. Tutto rigorosamente italiano. E’ pero’ persona tollerante: „želiš kineska (vuoi roba cinese)?“ mi fa. „comprala se vuoi, ma poi  ...“

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4 janvier 2014 6 04 /01 /janvier /2014 07:48
Con il 2014 si tornera' a discutere e a decidere in tema di diritti civili (cosi' sembra). L'estensione dei diritti civili e' la spia rivelatrice del livello di civilta' di un Paese e influenza direttamente il suo grado di benessere economico e giustizia sociale. E' dagli anni Settanta, anni di conquiste come il nuovo diritto di famiglia, il divorzio, l'aborto, che l'Italia non ha fatto un passo in avanti in questo senso, precipitando nel fondo della classifica dei Paesi europei per grado di liberta'. Ora c'e' in Parlamento una maggioranza trasversale per approvare riforme di civilta' come le unioni civili, il diritto dei malati terminali a scegliere fra la vita e la morte, lo jus soli, il diritto di voto alle amministrative riconosciuto non in base alla cittadinanza ma al fatto di essere o meno contribuenti. Intanto, sullo sfondo (e nemmeno tanto sullo sfondo), appare un Alfano che dice cose che non hanno senso logico come "prima di parlare di unioni civili difendiamo la famiglia nata dal matrimonio" (e perche' mai "prima di" e non "insieme a"? Perche' confinare qualche milione di italiani in una posizione da cittadini di seconda serie?). E' la stessa persona che per giustificare una posizione non favorevole alla abrogazione della legge sull'immigrazione ci racconta di immigrati che sono stati colpevoli di reati come danneggiamento di beni pubblici o privati. Reati da "immigrati" o da "richiedenti asilo"? No, reati comuni a nativi, dei quali moltissimi nativi (tifosi fanatici di squadre di calcio per esempio, dopo risultati per loro deludenti) si sono macchiati. Che c'entra la disciplina dell'immigrazione con la repressione di reati comuni? Mi permetto di darle un consiglio, onorevole Alfano: se lei si mette su terreni come questi in competizione con gente come i leghisti ha perso in partenza. Comunque vadano le cose, la prenderanno per un imitatore e preferiranno l'originale a una copia.
E buon anno persino al senatore Giovanardi, gia' che ci siamo ...
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22 décembre 2013 7 22 /12 /décembre /2013 10:11

C’e’ il Dio che agli uomini regalo’ una cosa che si chiama Legge (i Comandamenti). In cambio del rispetto di quanto vi era scritto promesse di essere alleato degli uomini, degli uomini giusti. E’ il Dio degli ebrei.

C’e’ poi il Dio che agli uomini regalo’  la vita del suo proprio figlio. E’ il Dio dei Cristiani, „onnipotente e misericordioso“.indulgente nei confronti delle debolezze della specie umana (mi piace piu’ del precedente)- E’ il Dio dei cristiani. I suoi rappresentanti sulla terra  non sono stati altrettanto onnipotenti e meno che mai misericordiosi

Ci sono infine quelli, cari ai nostri antenati, incomprensibilmente dimenticati, che in tema di relazioni fra uomo/donna e divinita’ sono molto piu’ pragmatici. Sono come noi umani e di noi conservano ogni qualita’ e ogni difetto. Amano e odiano, tradiscono e sono fedeli, ti pugnalano alle spalle ma ti aiutano anche quando meno te lo aspetti, rubano ma distribuiscono, possono essere stupidi ma quando provano a farlo non gli riesce bene.

Sono gli dei dell’Olimpo, la montagna che e’ di fronte a me. In sostanza, uomini travestiti da Dei. Sono come noi, avidi e generosi, intelligenti o stupidi, fedeli e infedeli. Non hanno bisogno di essere giusti ne’ di essere misericordiosi, a loro basta essere come gli umani. Non puniscono, al massimo fanno dispetti, perche’ non sono diversi da noi.

Mi domando perche’ nei secoli gli uomini abbiano sviluppato il bisogno di avere un solo Dio, una teo-monarchia al posto di una teo-democrazia dove gli dei sono la proiezione dei pregi e dei difetti degli uomini stessi e ne rappresentano simbolicamente interessi divergenti facendosi carico dei conseguenti conflitti. L’Olimpo funzionava piu’ o meno come un moderno parlamento, quando si trattava di decidere „si votava a maggioranza“ e Zeus, presidente del parlamento,  poteva esercitare tutta la moral suasion che era in suo potere ma alla fine non era scontato che la decisione adottata corrispondesse alle sue volonta’.

La Grecia antica ha generato una teologia tollerante, replica della democrazia che aveva generato in materia di gestione delle cose materiali e di ogni giorno nella polis. Il Dio dei greci antichi era un Dio democratico e plurale, impersonato da tanti dei, non un autocrate che governava a colpi di decreti-legge. Per questo nei confronti della Grecia, e non fosse che per questo, siamo in debito. La Grecia classica e anche la teologia greca classica ci hanno insegnato che la democrazia, con tutti i suoi pregi e i suoi numerosissimi difetti, e’ il sistema che funziona meglio, fra gli uomini come fra gli dei

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21 décembre 2013 6 21 /12 /décembre /2013 15:03

Grande superficie, come si dice, cioe' supermercato e oltre. Il piazzale a parcheggio e' strapieno e io penso: buon segno questo, la crisi e' finita o sta finendo. Poi entro nel supermercato, compro quello che mi ero segnato di comprare e alla cassa butto l'occhio sui carrelli degli altri (dei piu') Sono presso che vuoti, la gente e' evidentemente venuta qui per guardare piuttosto che per comprare. Un nuovo modo per partecipare al rito delle feste: dal consumismo che non ci si puo' piu' permetttere al voyeurismo che costa poco o niente, tanto quanto costa comprare una confezione di biscotti di fattura industriale, un flaconcino di detersivo per lavare i piatti a mano, due scatole di pelati, un fardello di acqua purificata, il pane, birra delle peggiori e per strafare mezzo chilo di carne tritata. Questo e' il contenuto del carrello-tipo della classe media e della superstite classe operaia ormai. I soli carrelli pieni sono infarciti di delikatessen delle piu' improbabili. Sono quelli di agiate coppie di "giovane mezza eta'", vestite fashion e con un bambino al seguito (solo uno). Per i ricchi la crisi non esiste e, tutto sommato, mi verrebbe da dire "meno male che il ricco c'e'" se non fosse che le delikatessen che compra sono tutte d'importazione (non ci vuole molto a capire la provenienza geografica di quello che vedo nei carrelli) e che a parte quelli di pochi magazzinieri e contabili, di posti di lavoro e di redditi, carrelli come quelli non ne creano. Piuttosto ne distruggono, il gioco e' a somma negativa ...

Le nostre societa' (mi riferisco a quelle dei Paesi mediterranei e alla Francia) assomigliano a come lo erano negli anni Cinquanta del secolo scorso: pochi ricchi, molti poveri. Con la differenza che il numero di poveri allora col tempo diminuiva, mentre oggi aumenta. Con la differenza che in quegli anni la gente aveva in maggioranza fiducia nel futuro, tanto da comprare di tutto firmando cambiali senza troppo pensarci, sapendo che la crescita economica avrebbe offerto opportunita' e permesso di onorarle ... Oggi no, non e' cosi'

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18 décembre 2013 3 18 /12 /décembre /2013 07:34
Visto su DW (Deutsche Welle). Era un servizio su come i tedeschi vedono la crisi nei Paesi mediterranei, con interviste al cosiddetto uomo della strada. Impressionante collezione di pregiudizi e di un po' di malcelata invidia ("hanno la prima, la seconda e la terza casa in proprieta', vIvono di rendita). Che qualcuno spieghi al cittadino medio della Repubblica Federale che e' molto meglio (piu' profittevole) per lui che noi euromeridionali siamo diversi da loro e non uguali. Detto questo, confermo il mio amore per i nostri cugini che stanno Oltr'Alpe, tanto che ho deciso che questa sera stessa andro' al Goethe Institut per imparare finalmente a scrivere e a parlare decentemente nella loro lingua splendida
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Latitudini &Amp; Longitudini

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