Tahar e' uno dei miei (tanti) amici e colleghi che ho in Algeri. "Je ne suis pas arabe, je suis cabile" tiene sempre a sottolineare. Parla un francese perfetto, da accademia, un arabo ineccepibile, arabo 'classico' (mi dicono), uno spagnolo confuso con l'italiano, ma ci tiene a dire che la lingua che ha imparato succhiando il latte materno e' una lingua berbera. "Ce l'abbiamo fatta contro chi era sempre piu' forte di noi: romani, visigoti, arabi, turchi e per finire francesi. E ce la faremo persino in questa battaglia che segnera' il corso di questo secolo, la battaglia contro l'omologazione al modello anglosassone", aggiunge. Mio figlio era fra quanti si batterono perche' la lingua berbera venisse insegnata, a cominciare dalle scuole elementari. "Non ridere" - mi fa, ridendo - "ma ti dico una cosa: noi cabili stiamo agli altri algerini come gli altoatesini tedeschi stanno agli altri italiani".
Stiamo su Skype, come facciamo spesso, e io gli chiedo che cosa ne pensi di quello che sta succedendo in Siria, e di quello che sta succedendo in Egitto. "Non so risponderti, guardo quella televisione del Golfo, trop d'images, peu de commentaires. Qui abbiamo provato a stabilire un sistema a meta' fra il socialismo e il capitalismo, e non ci siamo riusciti, ma che cosa vogliano quelli del Mashrak non lo capisco. La fine della guerra fredda ci ha lasciati tutti soli, ecco quello che ti posso dire". Dalla videocamera che e' sul suo laptop intravedo solo un pezzo di cielo. Appartiene al cielo di Algeri, non a quello della Cabilia. "A Tizi-Ouzou avrei molto da fare, mi darebbero un incarico in universita', ma per ora resto in Algeri, anche se (e qui ride ancora una volta) qui mi sento come un altoatesino a Roma, mi capisci?" Cerco di spostare la conversazione sul tema dell'intreccio fra politica e rerligione nel mondo islamico. "Le religioni passano, gli uomini restano" e' il suo commento, e poi continua dicendomi che quando la ricchezza sara' meglio distribuita non vedremo piu' piazze in agitazione, ma tranquilli discorsi al caffe'. Come nelle cittadine della Berberia di una volta - chiedo? "Nonb c'e' mai stata 'una volta', mi risponde. "Nemmeno in Europa ha vinto Voltaire", conclude. E io non ho nulla da replicare.
Alla fine, e cioe' prima di definitivamente chiudere la conversazione, si rivolge a me come italiano. Per lanciarmi un messaggio, da berbero e da islamoscettico: "datevi da fare, qui in Algeria la gente si fida piu' di voi che degli altri occidentali"