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29 juillet 2011 5 29 /07 /juillet /2011 13:55

Ci sono gentiluomini, cafoni e cafoni sedicenti gentiluomini. Di questi ultimi se ne  contano diverse sottospecie. Per esempio quelli che al ristorante spalancano la porta per fare entrare la loro compagna per prima. Per esempio quelli che le servono il vino contromano. Per esempio quelli che con la loro compagna, o con altre signore, parlano sempre di lavoro (il loro). Per esempio quelli che, a cena con la loro compagna, parlano al telefonino con la mamma o con il socio d’affari.  Per esempio quelli che regalano mazzi di fiori con troppi fiori. Per esempio quelli che ad una signora che hanno appena conosciuto dicono: "non ti preoccupare, domani ti faccio venire a prendere da casa dal mio autista".   Per esempio quelli che parlando della propria compagna dicono „la mia signora“. Avvertenza: l'elenco precedente non pretende di essere esaustivo.

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29 juillet 2011 5 29 /07 /juillet /2011 12:23

... Care amiche, non ve ne venite con scarpe senza tacchi, e specialmente mai con i sandali infradito. Non si fa cosi'! :-)

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28 juillet 2011 4 28 /07 /juillet /2011 10:11

"La puntualita' e' la cortesia dei forti". Cosi' diceva mia nonna, quella che si svegliava alle quattro del mattino per non rischiare di arrivare in ritardo. Gli altri erano sempre in ritardo.

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28 juillet 2011 4 28 /07 /juillet /2011 09:55

Mi sono arrivate fave secche (fava beans) dalla Turchia. Le vedo e penso che la giusta fine per loro e' il purea, cosi' come insegnano a Bari. Ma mi viene un dubbio: nella preparazione del purea devo o no aggiungere una patata? Ho provato a preparare la purea con e senza patata. Il risultato e' stato nettamente migliore con "con". Niente cicorielle selvatiche aggiunte, ma invece cipolle rosse sminuzzatissime, uno spicchio d'aglio (ben tritato, detesto l'ipocrisia di quelli che lo mettono e poi lo tolgono), due diavolicchi e crostini di pane saltati in padella con extravergine (a chi vi dice che non si deve usare per fritture e soffritture rispondete con un pernacchio). Extravergine "Terra di Bari" (e non uno qualunque) aggiunto a crudo. A Bari avevo anche i lampascioni; secondo me ci vogliono, come la classica ciliegina sulla torta.

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27 juillet 2011 3 27 /07 /juillet /2011 13:07

E’ tornata l’estate. Festeggeremo con spaghetti aglio, extravergine, pomodorini rotondi dolci dell’orto, peperoncino. Per strafare: purea di melanzane in extravergine con foglie di basilico appena prese dal cespuglietto. Acqua minerale e falanghina del Sannio miracolosamente arrivata fin qui.

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27 juillet 2011 3 27 /07 /juillet /2011 12:35

My father was a famous engineer, my mother graduated in philology. My childhood was pretty nice, later I traveled a lot and lived for some years in Athens and in Strasbourg, where I post-graduated. Politics and economics are my passion, as well as fine wines, sophisticated cuisine, world music, classical music and jazz, design and everything making me feel that life is worth to be lived. I believe that our societies should ensure circulation of élites: wealth, success and power must not be automatically transmitted from fathers to sons, but reachable by all people, regardless to their initial status. Education is – I think - the key factor permitting social mobility. My dream is to become enough rich to establish a foundation helping talented children coming from poor families to successfully study and successfully face the challenges of life.
I also believe that only living in an open and largely tolerant society, a society where human, civil and social rights are effectively protected permits people to have decent material and non-material standards of living. I adore Eastern Europe, the part of the continent where I work since 2001. People here are authentic, sincere, generous, intelligent, creative.
People describe me as a bourgeois bohémien. Maybe they are right, maybe not.

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27 juillet 2011 3 27 /07 /juillet /2011 11:17

Non ricordo di preciso che anno fosse, solo ricordo che ero ancora bambino e che primo ministro era Giorgos Papandreou, il nonno dell’attuale premier. Dunque doveva essere il 1963, o forse il 1964, o forse prima del 1963. Grandi e bambini stipati in una sola macchina, perche’ solo uno dei grandi aveva una macchina. Di seconda mano naturalmente. Arrivare a Vouliagmeni dal centro di Atene era una specie di viaggio, ma alla fine ci scatenavamo tutti nell’acqua, mentre dalle pinetine tutto intorno arrivava il profumo della resina e il rumore delle cicale. Dopo il bagno la taverna. Il padrone dormiva su una sedia scomodissima con il fondo di paglia, la testa appoggiata su un tavolo coperto con una cerata. Si svegliava suo malgrado e ci guardava come fanno i gatti quando gli si interrompe il sonno. Un giro di retsina, con un sorso permesso pure ai bambini, due fogli di carta appoggiati sulle cerate di due tavoli avvicinati e poi arrivavano patate fritte, keftedes, bifteki, pastitsio, insalata, ed un mare di pane. Per i grandi tre-quattro barbuni (triglie), melitzanosalata e feta condita con olio d’oliva ed origano. E ancora un mare di pane. Altro ricordo: non c’era lo stereo nella taverna, ma il padrone aveva un giradischi dove metteva a ripetizione 45 giri con le canzoni di Theodorakis, Hatzidakis, Tzitzanis. Si stava a tavola per ore, fino a quando uno dei grandi si alzava e diceva „pame pediá“ („andiamo ragazzi“). Il padrone capiva al volo e si avvicinava per preparare il „loghariasmó“, il conto insomma. Non aveva segnato niente, ma guardava i piatti svuotati da questa truppa di affamati e recitava tutto quello che avevamo mangiato scrivendo piatto per piatto quello che secondo lui era il prezzo su un blocchetto di foglietti di carta. Solo un grande pagava: gli altri lo avrebbero fatto un’altra volta.

Una delle tante altre volte a Vouliagmeni doveva essere il 1971, anzi giurerei che era proprio il 1971 (al massimo il 1972). Dal centro a Vouliagmeni ora ci si arrivava con una grande strada a tre corsie per senso di marcia, con uno spartitraffico a prato verde. Avevano costruito tanti condomini (belli) con vista mare, da Faliro in poi. A Vouliagmeni l’EOT (l’Ente Nazionale del Turismo) aveva costruito quello che in italiano si chiamerebbe uno stabilimento balneare, con tanto di prato, docce, cabine. E noi proprio la’ andavamo a fare il bagno, pagando il biglietto d’ingresso. La taverna ed il suo padrone erano ancora al proprio posto, cosi’ pure i tavoli rustici coperti da cerate e da fogli di carta. Anche quello che mangiavamo ed il finale con il „pame pediá“ non cambiava. Pero’ a Vouliagmeni questa volta ci eravamo arrivati con due macchine, ed una non era di seconda mano, ma di prima. Altre cose erano cambiate. Per esempio, al posto del giradischi „mono“ c’era uno stereo, e soprattutto non c’erano le canzoni di Theodorakis. Il fatto era che allora governava la „Junta“, insomma i colonnelli, e che Theodorakis era stato proibito.

Nel 1974 ci fu la tragedia di Cipro, seguita dalla fine della Junta e dal governo Karamanlis. Ed il motto era diventato „Anoikomen eis stin dhisin“ („apparteniamo all’Ovest“). Negli anni che seguirono la gente si scatenava a consumare, a comprare, a vendere. Le signore non andavano piu’ a farsi fare i vestiti dalle sarte, ma andavano a comprarli nelle boutiques all’italiana di Kolonaki. E, dopo Kolonaki, le boutiques apparvero anche a Glyfada ed a Kifissiá. Bisognava rinnegare il piu’ possibile il passato per dimostrare di entrare a testa alta nella Comunita’ Europea (si chiamava cosi’ allora). Intraprendenti giovanotti rilevavano le taverne per trasformarle in pizzerie all’italiana o ristoranti alla francese, dove si spendeva un occhio della testa per mangiare tagliatelle e tortellini inondati da panna o bistecche semicrude. Sparivano le macchine di seconda mano e si moltiplicavano le macchine nuove, in gran parte di fabbricazione giapponese e poi coreana.

Il resto e’ storia recente. Ero abituato a prendere l’ilektrikó, una specie di metropolitana d’annata che viaggiava in gran parte in superficie, ed il trolley, una vecchia filovia di fabbricazione italiana. Con le Olimpiadi arrivavano due linee di sotterranea da far invidia alle capitali del Nord Europa, tram modernissimi che arrivano fino alla costa, la Attiki Odós, autostrada periferica che ti porta da una parte all’altra della citta’ senza farti passare per le zone densamente abitate. E tante altre cose ancora. Alcune bellissime, altre belle, altre decisamente meno. Con la crisi mondiale e’ pero’ arrivato il loghariasmó, insomma il conto da pagare. Ed anche la scoperta che di soldi per pagarlo non ce ne sono abbastanza, o forse non ce ne sono. L’Unione Europea, la BCE e le istituzioni finanziarie internazionali invitano Parlamento e Governo a mettere a posto i conti pubblici, ed i cittadini a consumare di meno ed a produrre di piu’. Penso ci sia pero’ una precondizione per riuscire in quello che viene raccomandato a questo Paese, e questa dipende da chi ci vive. E’ smettere di vergognarsi del passato, di quel passato in cui mangiando in taverna su tovaglie apparecchiate con fogli di carta e facendosi fare il vestito dalla sarta (o dal sarto) si poteva lo stesso essere felici.

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27 juillet 2011 3 27 /07 /juillet /2011 10:43

La Serbia ha vinto la World League della pallanuoto e l’Italia entra in semifinale ai mondiali di pallanuoto di Shangai. Tutte e due gia' qualificate per Londra. Ed io dovrei continuare a guardare le partite di football?

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27 juillet 2011 3 27 /07 /juillet /2011 10:11

Il fatto che i nostri figli vivano peggio di come siamo vissuti noi alla loro eta’ dovrebbe essere un segnale d’allarme da codice rosso

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26 juillet 2011 2 26 /07 /juillet /2011 15:59

Avrei dovuto capirlo che non era un posto per me. Capirlo prima di metterci piede. Per esempio quando avevo visto davanti a me "loro": una coppia appena sbarcata da un SUV, lui alto, bruno e gia' con la pancia, sui trentacinque; lei bassa, biondizzata, tacchi alti, sui venticinque. Anche loro ci entrano e lui apre la porta alla sua compagna per farla entrare per prima (sic, anzi sigh). Avrei dovuto capirlo anche quando, una volta dentro, avevo visto l'arredamento: solito cafe' con mobili di design e tavoli con tazze di nescafe' e di cappuccino, bottigliette di coca-cola e persino di succhi di frutta con zucchero addizionato. Il barperson e' una barwoman.  Alla barwoman chiedo un Martini. "Rosso o bianco?" mi fa. Cominciamo male, penso. "Martini cocktail" aggiungo, con l'aria piu' tollerante che potrei tirare fuori. Ed eccola al lavoro, la barwoman. Prende una bottiglia di Martini bianco e poi una di vodka. Prende un cestello da ghiaccio, un cucchiaio, ma non prende ghiaccio. Con la mano sinistra afferra la bottiglia di vodka e con quella destra quella di martini bianco. Versa nel cestello senza badare alle proprorzioni. Mescola. Il ghiaccio lo aggiunge a fine operazione. A me non va di dare lezioni ne' di mettermi a discutere, con i barbari poi! Prendo il mio "Martini", per inciso versatomi in una flute, e lo verso nel lavabo del banco. Lascio l'equivalente di otto euro, molto piu' del dovuto. Non accetto resto: niente soldi dalle mani di un barbaro.

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Latitudini &Amp; Longitudini

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