Molti connazionali stanno pensando di trasferirsi all’estero. La prima cosa da fare e’ essere sicuri di volerlo fare e di poterlo fare. Non e’ una passeggiata, il poeta diceva che sa di sale lo pane altrui. Trasferirsi all’estero non e’ per tutti. Chi abbia deciso di farlo deve intanto rispondere ad una domanda, „dove?“ ed anche ad una domanda-corollario: „come?“. Non ci sono risposte univoche, ad ognuno (o ad ogni gruppo sociale) la sua, piuttosto. Prendiamo l’esempio di giovani studenti universitari. Studiare all’estero e’ una scelta saggia, naturalmente non sempre ma in certi casi si’. Studiare dove allora? In generale, in questo caso vanno bene i Paesi del NordEuropa, ma a condizione di avere la forza di accettare un clima meteorologico e soprattutto un clima sociale diversi da quelli della penisola, e spesso molto diversi. Il che significa accettare di esporsi a stress non indifferenti, per esempio a quelli che produce il dover rispettare regole per molti incomprensibili, ed una riduzione di alcune liberta’ cui si e’ abituati (beninteso in cambio di vantaggi, ma il saldo vantaggi/svantaggi e’ sempre da calcolare in anticipo). Le borse di studio – e qui siamo al „come?“ - vanno bene, ma a condizione che si sappia che solo con quelle non si vive o si vive peggio che a casa. Dunque, a meno di poter contare sui soldi di papa’ prepararsi a cercare ed a fare lavori o lavoretti paralleli allo studio, incluso lavaggio di piatti in ristoranti. Cose che le mamme italiane (ed i padri) di solito non incoraggiano a fare. Il NordEuropa va ancora meglio per giovani laureati interessati a sviluppare competenze in certi settori della ricerca di punta o di nicchia. Le internship possono essere coperte con assegni anche piuttosto generosi, e con accomodation gratuite. Ma anche qui, attenzione. Se siete alla prima esperienza di vita fuori di casa, questa puo’ essere insieme piacevole e dolorosa, insomma una specie di servizio militare. Il NordEuropa va bene (in certi casi benissimo) anche per apprendisti e giovani lavoratori a bassa o media qualifica: ci sono lavori che i nativi non vogliono piu’ fare e che voi potreste accettare di fare, ma in ogni caso non vi troverete nella condizione dei lavoratori extracomunitari nei Paesi Mediterranei. Il vantaggio per voi sta nel godere di assicurazioni sociali e servizi che un giovane outsider in Italia si sogna la notte.
Per giovani (e non giovani) lavoratori specializzati o altamente specializzati meglio invece stare lontano dal NordEuropa (per non parlare dell’Asia Orientale). Ce ne sono a sufficienza li’. Consigliabile puntare la barra verso altre sponde. Soprattutto verso quei Paesi largamente dotati di ricchezze naturali, ma senza il capitale umano indispensabile per utilizzare le tecnologie necessarie per metterle a valore. Penso a certi Paesi del Medio Oriente, ma anche dell’Asia Centrale. Salari? Molto interessanti, e tanto piu’ interessanti quanto piu’ si e’ in possesso di qualifiche ed esperienze uniche. Ideali per una fascia di eta’ dai trent’anni in su, che ha gia’ fatto la gavetta in Italia. In questi paesi si puo’ vivere bene, ed in certi casi molto bene: salari buoni, e soprattutto benefit interessanti (ratei di affitto pagati o parzialmente pagati, numero garantito di viaggi andata e ritorno per l’Italia prepagati).
Economisti, statistici, giuristi, operatori sociali con esperienze professionali di almeno dieci-quindici anni alle spalle sono un’altra categoria che puo’ trovare allettanti opportunita’ di lavoro nei Paesi dell’Asia Centrale, del Medio Oriente, e dell’Africa. Le Agenzie Internazionali e molti donatori bilaterali sono impegnatissimi in programmi diversi, che vanno dal sostegno alla modernizzazione delle istituzioni degli Stati al sostegno alla costruzione della democrazia, dall’incoraggiamento al dialogo sociale alla mediazione di conflitti, dal disegno ed attuazione di riforme strutturali dell’economia alla lotta alla corruzione ed al crimine organizzato, dal monitoraggio del livello di liberta’ di espressione a quello della trasparenza nelle competizioni elettorali. Tanto per fare degli esempi. Ingegneri ed agronomi (anche in questo caso con buone esperienze pregresse) hanno significative opportunita’: in questi Paesi e’ in atto uno sforzo enorme nella costruzione di infrastrutture e nella riduzione delle condizioni di poverta’ delle aree rurali.
All’estero si’, ma attenzione al dove (ed al come). Ed attenzione a che cosa si ha da offrire. Come si dice con un’espressione banale: gli eschimesi non comprano frigoriferi ne’ c’e’ bisogno di esperti di termosifoni all’Equatore.