Overblog
Suivre ce blog Administration + Créer mon blog
10 octobre 2011 1 10 /10 /octobre /2011 11:01


 

I 75 membri della Eerste Kamer, la camera alta (Senato) dei Paesi Bassi, si riuniscono in un’aula di un edificio del diciassettesimo secolo. Sui banchi tablets, uno per ciascuno. Nei tablets funziona un’applicazione che permette di ricevere ed inviare proposte e disegni di legge su cui lavorare. Tablets ed applicazione ’dedicata’ sono stati comprati dalla Kamer. Costo totale 148.000 Euro (una tantum). Taglio delle spese di stampa e di spedizione postale calcolato in 142.000 Euro (all’anno), lavoro legislativo piu’ efficiente, postazioni sgombre da faldoni di carte, e qualche albero tagliato in meno.


 ---

Quanti parlamentari ci sono nei diversi Paesi dell’Unione? I numeri su http://alessandronapoli.eu/page.php?201

Partager cet article
Repost0
6 octobre 2011 4 06 /10 /octobre /2011 10:27

Mettiamo che il disegno di legge che limiterebbe la neutralita' di Wikipedia venga approvato nella sua formulazione originaria. Mi domando quali saranno le conseguenze. Sul piano pratico per moltissimi, me incluso, nessuna. Semplicemente anziche' fare le ricerche che facciamo su wikipedia.it le stesse le faremo su wikipedia.com, su wikipedia.fr, su wikipedia.de e via dicendo. Resterebbe pero' una conseguenza gravissima: dei contenuti 'approvati' delle pagine Web in italiano ci si potra' a quel punto fidare come di quelli delle pagine Web con estensione .cn

Ennesimo scivolamento verso la parte inferiore della classifica dei Paesi del mondo per liberta' d'informazione, di conoscenza, di ricerca. 

E' dove queste liberta' scarseggiano che la societa' si blocca, la mobilita' sociale viene sostituita dal pantano sociale dei privilegi non sradicabili e la poverta' avanza.

Partager cet article
Repost0
5 octobre 2011 3 05 /10 /octobre /2011 15:35

link

Venti giovani portoghesi su cento sono disoccupati o in cerca di prima occupazione. Cinquantacinque su cento in Macedonia. La geografia della disoccupazione giovanile nei paesi dell’Europa Meridionale si dispiega fra questi due poli opposti. Situazione allarmante, soprattutto nei Paesi Mediterranei ed in Ungheria dove il valore, oltre che alto, e’ significativamente peggiorato negli ultimi anni. In gran parte dei Balcani i dati sono ancora peggiori (come c’e’ da attendersi in economie in transizione), ma la tendenza e’ al miglioramento. Qualche considerazione aggiuntiva. La prima e’ che i dati non comprendono l’occupazione nel settore dell’economia informale e sommersa. La seconda e’ che non fotografano l’universo dei senza lavoro. Quasi ovunque infatti alla componente dei disoccupati ed a quella delle persone in cerca di lavoro (entrambe entrano a far parte della forza lavoro) ci sarebbe da aggiungere quella degli inattivi: persone che hanno perso speranza nella possibilita’ di trovare un posto di lavoro (e che quindi non lo cercano attivamente) e studenti che prolungano la durata del proprio corso di studi “in attesa che il vento cambi”. La terza e’ che si tratta di valori calcolati su base nazionale che come tali non rendono conto di una grande variabilita’ territoriale. In Italia ed in Spagna fra Nord e Sud, in Ungheria fra Ovest ed Est, in altri Paesi fra citta’ e campagne.

A questa situazione i giovani rispondono in modi diversi, lungo un’asse che va da un estremo (“la voce”) che indica reazione ad un altro (“l’uscita”), che indica ripiegamento, rassegnazione, o fuga all’estero.

In Spagna, il Paese Mediterraneo con il dato peggiore, la risposta prevalente sembra essere del tipo “voce”. Il movimento degli indignados e’ un movimento organizzato, abile nel catturare il consenso anzi il sostegno attivo di altri settori della societa’. E’ stato capace di intercettare il disagio di tante fasce della popolazione che giovani non sono, ad esempio nei confronti del comportamento delle banche sulla questione dei mutui immobiliari e nei confronti del distacco della classe politica dalla realta’, di farsi portatore di questi interessi e di disegnare un diverso ordinamento della societa’, della politica e dell’economia.  Sta utilizzando con successo queste capacita’ perche’ ha scelto la via della non violenza.

Anche in Grecia la risposta prevalente sembra del tipo “voce”. Con profonde differenze rispetto al caso spagnolo. Per esempio in una limitata vedi nulla capacita’ di guidare la piu’ larga protesta sociale, interpretandone le motivazioni e guidandola verso obiettivi realistici. Ha poi, in molti casi, usato tecniche da “voce violenta” che gli hanno alienato la possibilita’ di trovare alleati in altri settori della societa’. Rispetto ai coetanei spagnoli i giovani greci hanno in comune il fatto di autodefinire il proprio movimento come movimento degli indignati, ma la parola αγανακτισμενοι corrisponde a indignados solo nelle pagine dei dizionari bilingui. Non nella pratica.

In Italia e nei Balcani la risposta che mi sembra prevalente e’ del tipo “uscita”. Non e’ detto che sia una pura scelta di abdicazione, al contrario in certi casi l’”uscita” puo’ funzionare come modello esemplare per chi non ha ancora la forza (o la convinzione) di esprimersi con “la voce”. E ci sono uscite ed uscite. Gettare il cuore oltre la siepe, preparare le valigie, partire ed affrontare il mondo per poi magari ritornare con forza non e’ la stessa cosa che adagiarsi in modestamente rassicuranti ed effimere comodita’ quotidiane. Tutto questo in attesa che anche in Italia “la voce” si esprima, e magari con la forza della ragione e non con la debolezza della rabbia.

 

---

- Dati sulla disoccupazione giovanile nei Paesei europei in http://alessandronapoli.eu/page.php?189

- riprendo le immagini di "voce" e di "uscita" da Exit, Voice and Loyalty di Albert O. Hirschman
Partager cet article
Repost0
3 octobre 2011 1 03 /10 /octobre /2011 10:10

Un anno degli ultimi dei Settanta in un giorno qualunque di primo autunno; decisamente calmo visti i tempi. Il Boeing della MEA sta per atterrare e sorvola grattacieli e case, molti bucati o sbreccati dalle bombe e dai tiri dei cecchini. Paesaggio splendido come sempre. Il volo per la destinazione finale bisogna aspettarlo in una saletta abbastanza lontana dal punto di arrivo. Nella saletta di quella partenza la MEA ha allestito un lungo banco coperto da tovaglie bianche di lino e bicchieri di cristallo. Dietro il banco un cameriere impeccabile e molto professionale. Sul banco tante cose da bere, una diversa dall’altra. C’e’ persino uno champagne francese. Non e’ millesimato, ma il gesto e’ da apprezzare. Canape’ molto invitanti che all’assaggio si rivelano ottimi. Non si paga niente, ed anche i passeggeri della economy (classe turistica si diceva allora) ricevono un trattamento da vip. A bordo andra’ anche meglio.

Giugno 2011, in volo da Tunisi a Roma con Alitalia. Per cominciare, niente giornali, quelli sono solo per i passeggeri della classe business. Cosa mai vista su nessuna aviolinea, specialmente su un volo internazionale, ancorche’ di corto raggio. Niente da mangiare. Fa pena il cortesissimo assistente di volo, umiliato nel ripetere la frase di rito: “dolce o salato?”. Ormai ci siamo abituati: volando con Alitalia ti offrono biscottini salati che puoi accompagnare al massimo con acqua minerale, coca-cola o succhi di frutta (serviti  - orrore! – direttamente da bottiglie di plastica o da confezioni in tetrapack) e versati in bicchieri di plastica. Se accetti, sai che devi sopravvivere per ore prima di toglierti la sete bevendo qualcosa di decente e decentemente servito. L’alternativa al ‘salato’, cioe’ il ‘dolce’, sono biscottini al sapore di niente, a parte quello di zucchero. Anche in questo caso l’effetto e’ la sete, implacabile a bordo, a meno di non accettare quelle bevande da festa di compleanno di bambini, fatte per restare sullo stomaco. Oppure un caffe’ che richiede molta indulgenza per essere bevuto. Domanda: ma non ci avevano detto che ci dovevamo sacrificare (come contribuenti, come passeggeri lo facciamo gia’) per salvare Aliatlia, perche’ un volo Alitalia e’ un biglietto da visita per il Bel Paese da consegnare ai turisti stranieri? Se i biglietti da visita sono come questi, stiamo a posto.

Giugno 2011, volo Aegean Airlines da Belgrado ad Atene. Aegean e’ membro della Star Alliance. Sorpresa: nel vassoio del pasto c’e’ persino una portata calda, cosa che non vedevo da una ventina d’anni, all’epoca di un lungo volo fra Copenhagen e Reykyavik con Icelandair. Vino bianco, vino rosso, spumante, ottime acque minerali a disposizione.

Sempre Giugno 2011, volo da Istanbul Ataturk ad Ankara Esenboga con Turkish Airlines (altro membro di Star Alliance). Volo interno dunque. Poltrone comodissime in un A 321, rivestite in pelle. Vassoio con cose buone. Da segnalare una mousse a base di yogurt denso e composta di mele, freschissima. Da bere, tutto quello che si vuole, servito da bottiglie in vetro o travasato in caraffe.

Ancora una volta Giugno 2011. Volo da Budapest Liszt Ferenc a Bari Karol Woytila (non mi fate tornare sul nome improprio dato all’aeroporto della citta’, ne ho gia’ parlato). Volo Wizzair, compagnia low cost. Niente e’ gratis, ma se paghi (cifre modeste, e comunque inferiori a quelle che si pagano per avere le stesse cose nelle aerostazioni) puoi avere anche cose decenti. Provato un ottimo toast, per due euro e mezzo.

Partager cet article
Repost0
2 octobre 2011 7 02 /10 /octobre /2011 11:22

Inaugurazione del primo Ikea in Bulgaria. Per essere fra i primi, centinaia di persone hanno dormito davanti ai cancelli. Con Ikea invece io credo  di avere un rapporto difficile. Se mi sottoponessero ad un test di IQ usando gli schemini di montaggio dei loro mobili finirei senz'altro nel gruppo dei perfetti deficienti. Ogni volta che ho comprato da loro un kit di montaggio di qualcosa ho dovuto chiamare il pronto intervento di un vicino, neanche tanto esperto falegname.

Partager cet article
Repost0
1 octobre 2011 6 01 /10 /octobre /2011 11:22

Alla fine dell’inverno il grande fiume dei tedeschi, dei magiari, degli slavi e dei latini aveva portato tanti cigni quanti non se n’erano visti mai. Alla fine dell’estate si e’ ritirato e quella che era una secca e’ emersa come una spiaggia larga una quindicina di metri. Oggi il tempo e’ splendido ed andremo proprio su quella spiaggia nuova a prendere il sole. Pero’ cinque minuti immerso nel fiume li passero’. In acqua bassa, non finiro’ mai di raccomandarmelo.

A casa ci aspetteranno le čufte (κεφτεδες in greco, köfte in turco, qofte in albanese). L’impasto lo abbiamo preparato ieri sera e messo in frigorifero. Carne tritata (50% bovina, 50% ovina), rossi d’uovo, abbondanti cipolle (una a testa), peperoni piccoli dolci rossi sminuzzatissimi, peperoni verdi dolci sminuzzatissimi, grano saltato e sminuzzato, sale, pepe rosso, un poco di zucchero, chiodi di garofano pestati, cannella. Il tutto amalgamato con extravergine. Dovro’ preparare la brace per cuocerle, e preparare la brace e’ un affare serio. Sulla graticola le metteremo dopo averle infilate in degli spiedini. Per contorno avremo l’ajvar: cremina di peperoni, melanzane olio ed aglio (ci aggiungo dell’alloro).

Roba da sultani, o almeno da cucine di sultani.

Partager cet article
Repost0
29 septembre 2011 4 29 /09 /septembre /2011 13:17

Da bambino, quando non mi comportavo come lei voleva, mia madre ripeteva come un mantra la stessa minaccia: ti mando in collegio. Non mi faceva ne’ caldo ne’ freddo, anzi quasi quasi la prospettiva di andare in collegio mi piaceva: tutto sommato era meno istituzione totale di come spesso mi sembrasse la famiglia. E poi compagnia assicurata, cosa importantissima per un figlio unico quale ero allora. C’era poi di mezzo la lettura del Giornalino di Gianburrasca, che mi aveva insegnato che all’oppressione si puo’ reagire con successo pure in un’istituzione totale come un collegio. A condizione di sapersi organizzare. Questa dell’importanza dell’organizzazione di una resistenza all’oppressione fu la prima lezione che imparai in fatto di confronto col mondo e con le sue ingiustizie.

La seconda lezione me la insegno’ un libro sul quale mia madre mi aveva consigliato di ripiegare perche’ ritenuto educativo. Era A Pál utcai fiúk di  Ferenc Molnár,  I ragazzi della via Pal nell’italiano in cui lo lessi. Altro che “educativo”, altro che conservatore, il libro era bello e buono una denuncia della speculazione edilizia e di come questa possa minacciare il diritto dei bambini a giocare e renderli persino crudeli incitandoli a far guerra per bande. Dalla lettura dei Ragazzi della via Pal uscii incattivito, altro che immansuetito come si aspettava mia madre.

E fu cosi’ che mi mise sotto mano il Cuore di De Amicis, che passava per essere un’antologia di buoni sentimenti e buone azioni. Non che mia madre, di tendenze moderatamente (ma moderatamente) progressiste volesse fare di me un conformista, ma insomma voleva che i miei istinti ribellistici ed allora  confusamente libertari fossero bilanciati in qualche modo. Questo libro lo ritengo un capolavoro. Lo dovrebbero leggere bambini, adolescenti, ed anche giovani ed adulti (se non l’hanno letto da bambini o da adolescenti). C’e’ la’ dentro un potenziale rivoluzionario. C’e’ la scuola che ha da essere scuola pubblica per mettere insieme ed abituare al confronto reciproco i figli dei ricchi ed i figli dei poveri, la scuola pubblica con i suoi maestri e le sue maestre che vivono modestamente ma insegnano ai bambini a ragionare con la propria testa, l’etica della responsabilita’ e non quella del peccato che si lava con i paternoster e le avemarie, lo studio ed il successo nello studio come strumento di mobilita’ sociale, la ricerca scientifica come strumento per scoprire questa o quella verita’, lo sport come mezzo per trasformare la gelosia reciproca in competizione ed insegnare che se si mette insieme qualcosa si vince (tutti), la denuncia della condizione in cui si trova il proletariato urbano. Quante cose ho imparato leggendolo.

A mia madre Cuore piaceva. Ma non lo riteneva sufficiente per ammorbidirmi. Non le piaceva Pinocchio, pero’ me lo propose. Ed io lo presi in mano (mai rifiutato di aprire un volume nella vita mia) e cominciai a leggerlo. Ecco finalmente un libro ‘educativo’. Infatti, questo povero burattino con il cuore di un bambino veniva condannato a passarne di tutti i colori solo perche’ voleva essere un bambino, cioe’ essere  quello che sentiva di essere. E’ l’unico libro della letteratura per l’infanzia che non sono riuscito mai a finire di leggere. Mi fermai alla trasferta di Pinocchio e Lucignolo al Paese dei Balocchi. Ma che cosa avevano fatto di tanto cattivo perche’ gli facessero crescere le orecchie d’asino? Ero indignato. Regalai Pinocchio a mia cugina. E tornai a sviluppare i miei istinti di bambino non conformista e confusamente libertario. Meglio leggere le enciclopedie ed a tempo perso soprattutto I Viaggi di Gulliver.

Bertrand Russel scrisse da qualche parte che chi non e’ rivoluzionario da bambino da grande non potra’ riuscire ad essere un onesto conservatore.

 

P.S.: In questo mio Diario ho citato il Giornalino di Giamburrasca. Proprio quando ero bambino la RAI ne fece una versione televisiva, protagonista una Rita Pavone in panni maschili. Tra gli altri giovanissimi attori ce n’era uno che mi piace ricordare: Ennio Macconi, cugino dei figli dei migliori amici di famiglia. Una specie di cugino grande, da adulto diventato cronista di punta de La Nazione e poi scomparso troppo presto.

 

www.alessandronapoli.eu

Partager cet article
Repost0
26 septembre 2011 1 26 /09 /septembre /2011 18:50

Dino (Corrado) ha un fisico asciutto, con una faccia bruciata dal sole e dal sale come tutte le persone che hanno passato quasi tutta la vita all’aria aperta vicino al (o nel) mare. E’ abbronzato pure a Gennaio ed appena puo’ la prima cosa che fa e’ togliersi i mocassini color cuoio che porta tutto l’anno, e mai con le calze. Indossa jeans color crema (ma ne deve avere una collezione intera, visto che sono sempre pulitissimi) e t-shirt nere, quasi sempre sbiadite. Ha una decina d’anni piu’ di me, cosa che lo inserirebbe automaticamente nella categoria degli anziani maturi, pero’ ha il vezzo di togliersi due anni.

Con Dino, quando sono in Italia, facciamo passeggiate lungo il porto: prima sul molo e poi lungo la banchina, per finire (quando e’ ora) al mercato del pesce piu’ importante del basso Adriatico. Non c’e’ mai molta roba al mercato, o almeno non c’e’ quando ci andiamo noi, ma e’ sempre in generale eccellente. E’ lui che mi ha insegnato i nomi di tutti i pesci, ed anche a distinguere il pesce freschissimo da quello fresco, quando invece che al mercato andiamo davanti a qualche pescheria. “Quello e’ fatuo”, dice indicando il pesce da evitare, e torna ad interrogarmi sui diversi criteri che permettono di emettere la sentenza di freschezza o di “fatuita’”. “Tu devi capire che per noi tutto comincia e finisce con il mare. La meta’ dei miei concittadini e’ fatta da pescatori, l’altra meta’ da ‘imbarcati’” dice, evidentemente esagerando.

“I banchi semivuoti non sono un fatto nuovo da noi”, aggiunge; “e’ cosi’ dal tempo della battaglia di Lissa, anzi da prima della battaglia di Lissa, ed e’ per questo che abbiamo cominciato a cercare il pesce piu’ lontano. Il mio trisavolo materno lo andava a cercare in Austria”. Dice proprio cosi’, “in Austria”, come avrebbe detto il trisavolo, perche’ ai suoi tempi le isole che stanno di fronte e la costa che le accompagna erano Austria. “In tanti, in Austria, ci sono rimasti e sono diventati poliglotti. Parlavano il nostro dialetto, quello veneto-dalmata, il tedesco ed il croato. Con l’italiano continuavano ad avere problemi, come sempre. L’anno scorso il trisnipote di uno di loro e’ venuto qui in citta’: non parlava una parola di italiano, aveva un nome ed un cognome slavi, ma sapeva benissimo che cosa sono le orecchiette. Sai di che cosa abbiamo parlato, in veneto? Di pesce ovviamente, ma anche di vino. E li’ non ci siamo trovati d’accordo. Primo perche’ lui dice che sul pesce si deve bere il vino rosso (‘nero’ lo chiama lui) ed io invece alla sola idea rabbrividisco. Secondo perche’ dice che il vino “nero” della Puglia e’ uguale a quello delle sue parti perche’ e’ dalle sue parti che pescatori e marinai portarono le uve per farlo, mentre io penso che sia accaduto il contrario. Terzo perche’ ha l’usanza di aggiungere al vino rosso acqua minerale, mentre io la aggiungo al massimo al vino bianco. Quella cosa la chiama ‘bevanda’, io non la bevo neppure se mi sparano”.

Intanto, a forza di parlare di pesce, di isole, di Austria e di vino si e’ fatta l’ora. Dell’aperitivo per me, della granita di limone per Dino. Dino dice di detestare gli aperitivi: “se ti piacciono mi dici perche’ stai qui a perdere tempo con me invece di andartene ai Caraibi? Gli aperitivi sono roba per Hemingway, non per noi”. Intanto, finita la granita, Dino si butta sulle olive e sui canape’ che mi hanno portato per reggere meglio il mio Martini (come quasi ovunque fatto male e servito peggio). Tempo un tre minuti, e tutto quel ben di Dio che mi avevano portato per reggere l’aperitivo e’ finito nello stomaco di Dino. Olive e canape’ dopo la granita di limone: ho detto tutto. “Tu non sai” – attacca, ed invece io so che adesso sta per cominciare una nuova conferenza. “Noi, pescatori ed imbarcati, non siamo andati solo in Austria, ma molto piu’ lontano”. “Certo – sentenzio – in America del Nord e del Sud, in Australia, in Germania, in Svizzera, ...” “Si vabbe’, ma la’ hanno cominciato ad andarci tardi, prima andavano in altri posti. Il vero uomo di mare – aggiunge -  quando smette di andar per mare non va nei posti ricchi, ma in quelli poveri o in quelli cosi’ cosi’”. Non cerco di approfondire e rimango ad ascoltare. “Metti per esempio Corfu’, i nostri hanno cominciato ad andarci quando ancora c’erano gli inglesi”. “Prima del Congresso di Berlino dunque” – replico (e mi sento un saputello). “Come dici tu, prima di quello, insomma ai tempi del mio quadrisavolo. Dovunque ci siano barche, pesce, vino ed olio, noi ci andiamo. Per esempio, siamo andati in Crimea e ci sono ancora oggi discendenti di miei concittadini in Crimea”. Faccio la faccia di uno che cade dalle nuvole, e Dino se ne accorge. “Ma come non lo sai? Ma se lo sanno pure al Comune!”. “Pure con questi hai parlato di vino e di pesce?”. “No, questi non li ho ancora visti, e nemmeno so se poi alla fine il Comune li ha invitati a venire da noi. Io in Crimea ci vorrei andare, muoio dalla curiosita’. E poi chi lo sa, forse potrei incontrare una signorina russa, anche anzianotta mi andrebbe bene”. Si toglie i mocassini e resta a piedi nudi. Lo sguardo e’ perso e sogna la costa di Sebastopoli. Che non ha mai visto. “Domani torna qui, ma vieni piu’ presto” – mi raccomanda. “Il fatto e’ che ti devo far vedere come fanno a dare l’antivegetativo alle barche, anche se ora non e’ stagione”.

Partager cet article
Repost0
25 septembre 2011 7 25 /09 /septembre /2011 13:04

Da un tre anni a questa parte un soggiorno al Grand Hotel et de Grande Bretagne, giusto a Syntagma, di fianco al Parlamento, e’ un privilegio. Lo e’ sempre stato, beninteso, perche’ l’albergo e’ fra i piu’ antichi e lussuosi dei Balcani, se si fa eccezione per certi alberghi che sono a Pera ed a Galata ad Istanbul. E’ un privilegio perche’ e’ a Syntagma che quasi ogni giorno si raduna la Grecia che protesta, e senza spostarsi da una confortevolissima camera si possono guardare e filmare dalla finestra le reazioni della gente nel Paese piu’ inguaiato d’Europa, e capire molte cose. Postazione ottima per giornalisti, buona per capi di Stato stranieri, non proprio ideale per i turisti propriamente detti (pochi) che possono permettersi di pernottarvi. Provate infatti a spostarvi da li’. Un giorno sono in sciopero i taxi, un altro i trasporti collettivi, un altro ancora potrete anche raggiungere l’aeroporto Venizelos o il porto del Pireo ma per trovarvi a terra: sciopero dei controllori di volo, sciopero degli assistenti di volo, sciopero delle hostess a terra, sciopero del personale che lavora nei traghetti, sciopero dei portuali. Jean, uomo d’affari che e’ fra i  fortunati che da anni possono regolarmente permettersi di pernottare per giorni al Grande Bretagne, e’ un po’ contraddetto ma anche un po’ divertito. „Quando scendo la mattina per fare colazione – mi dice -  la prima cosa che chiedo e’: „che sciopero c’e’ oggi?“, e la seconda „ma sono quelli che si siedono dietro agli striscioni o quelli che spaccano le vetrine?“. Per la gran parte dei turisti che sono in visita od in transito nella capitale le cose non vanno comunque bene. Anche per loro il problema numero uno e’ il funzionamento intermittente dei servizi pubblici: fare piani per gli spostamenti puo’ risultare frustrante, meglio affidarsi al destino. Per non pochi c’e’ poi un problema in piu’. Molti degli alberghi budget dove i turisti non ricchi sono sistemati sono nella zona di piazza Omonia, una zona in mano alla criminalita’, dove la sera andare a passeggiare attorno all’isolato non e’ consigliabile. Ma quest’ultima e’ un’altra storia, mi riservo di raccontarla un’altra volta. Anche questo tipo di turisti sta imparando a non fare piani: „di doman non v’e’ certezza“.

Ed e’ cosi’ che arrivi e presenze di turisti stranieri ad Atene ed in tutta l’Attica, ma anche a Thessaloniki ed in altre citta’ maggiori sono in declino netto. Non ci sono numeri precisi, ma sembra che piu’ ancora che gli arrivi in declino siano le presenze (overnights). In altre parole, piu’ che il numero di turisti a diminuire e’ il tempo medio della loro permanenza, il che significa che i turisti portano meno soldi di prima.

Tutt’altro scenario fuori da questi luoghi, al punto che secondo le stime fornite dall’associazione delle imprese turistiche elleniche questo sara’ un anno di boom, che dovrebbe chiudersi con sedici milioni e mezzo di arrivi. Una cifra mai raggiunta finora. All’apparenza, una notizia eccellente in un Paese indebitato fino al collo ed oltre e soprattutto con una bilancia dei pagamenti strutturalmente deficitaria. Le stesse stime, generosamente riportate dall’International Herald Tribune di mercoledi 21 Settembre, nulla dicono pero’ a proposito delle presenze, ne’ si hanno numeri sulla spesa aggregata dei turisti stranieri. Insomma, per capire quali benefici l’incremento degli arrivi stia apportando all’economia ellenica non abbiamo informazioni sufficienti su cui poggiarci. Si deve poi aggiungere che i benefici da tenere presente devono essere benefici netti. E qui siamo di fronte ad un tema da non ignorare, a dispetto del clima di euforia predominante.

Alcune questioni vengono spontaneamente in mente. Per esempio: in che misura l’incremento della domanda turistica, in un Paese con una base produttiva esigua, determina incremento delle importazioni e dunque peggioramento della bilancia commerciale? O, ancora: in che misura l’incremento della domanda turistica si traduce in incremento della pressione sull’ambiente e crescita dei costi di alcuni servizi, per esempio per lo smaltimento dei rifiuti e l’approvvigionamento di acqua potabile (questioni drammatiche specialmente in alcune isole che sono mete elette del turismo internazionale)? Ancora: dato che non abbiamo numeri sulla permanenza media e sulla spesa pro-capite per consumi dei turisti, come facciamo a sapere in che misura l’incremento negli arrivi si traduce in incremento delle entrate ed in che misura invece in costi aggiuntib+vi da sostenere da parte delle comunita’ ospitanti e dallo Stato in generale?

C’e’ poi un problema di fondo, diremmo strutturale. L’offerta turistica greca dipende largamente dalla disponibilita’ di ’materie prime’ non disponibili per tutto l’anno: il mare ed il sole. Il che rende l’industria turistica del Paese largamente dipendente dalla disponibilita’ di queste risorse. Per le imprese del settore, questo significa ricavi concentrati in alcuni mesi a fronte di costi fissi da sostenere per tutto l’anno. Osservatori ed imprenditori ripetono come un mantra la parola destagionalizzazione, come chiave magica per allungare la stagione dei ricavi. Sacrosanto. Se non fosse per il fatto che allungare la stagione dei ricavi, in Grecia, e’ difficile. Guardando in faccia la realta’, non si puo’ infatti negare che la Grecia difetta di risorse in questo senso utilizzabili. Per allungare la stagione dei ricavi bisogna disporre di risorse non stagionali, ad esempio un patrimonio architettonico unico, civile e religioso. Su questo punto la Grecia non ha nulla di quello che i suoi competitori hanno: non ha le citta’ d’arte della Spagna, della Francia Meridionale, dell’Italia, della Dalmazia, della Turchia. I suoi competitori hanno una storia di creazioni dell’uomo (con relative testimonianze) ininterrotta, da almeno duemilacinquecento anni a questa parte. La Grecia ha i siti archeologici dell’epoca cretese, dell’epoca micenea, dell’epoca classica, dell’epoca alessandrina, dell’epoca romana. E poi basta. Anche l’architettura bizantina, religiosa o civile, si e’ espressa in territori che oggi sono fuori dai confini della Repubblica. Le eccezioni sono Corfu’, che come esempio di citta’ d’arte d’impronta veneta non e’ paragonabile alle citta’ della Dalmazia, Rodi con le architetture costruite durante il periodo della dominazione dei Cavalieri e il Monte Santo. Straordinaria questa Repubblica degli anacoreti. Ma tanto per cominciare, proibita alla meta’ del genere umano.

Partager cet article
Repost0
23 septembre 2011 5 23 /09 /septembre /2011 11:31

Milano capitale mondiale dello stile, Como dei tessuti in seta, Lumezzane dei casalinghi, Sassuolo della ceramica, Montebelluna delle scarpe da sci, Biella dei tessuti in lana, Bologna delle macchine per gli imballaggi, Belluno degli occhiali, Montegranaro delle scarpe, Modena delle auto sportive, il Friuli delle sedie, la Puglia dell’olio extravergine d’oliva ... Ma quante ne devo citare? Piccola Italia, grande Italia. Grande Italia, con governo senza idee.

Partager cet article
Repost0

Latitudini &Amp; Longitudini

  • : Latitudini e Longitudini. Un blog di alessandro alex napoli
  • : "Latitudini & Longitudini", ovvero il mondo al di fuori dell'asse Londra-New York. L'Europa Centrale, i Balcani, il Mediterraneo, l'America Latina, con notizie e racconti.
  • Contact

Ultimi Articoli