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16 novembre 2010 2 16 /11 /novembre /2010 11:42

Anna Zambrano, architetto, lavora da circa 20 anni alla Direzione Generale della Cooperazione presso il Ministero degli Esteri italiano.
Ha gestito numerosi progetti nel settore delle infrastrutture e della gestione urbana in America Latina, in Africa e nei Balcani. Negli ultimi quattro anni ha diretto l’Unita’ Tecnica Locale di Belgrado, Pristina e Podgorica.

Attualmente lavora ad Haiti in un progetto di sostegno alla protezione civile haitiana finanziato dalla Commissione Europea.

 

 

Sono appena arrivata ad Haiti ieri sera. L’areoporto di Port au Prince e’ un hangar  color marrone scuro, con tetti in metallo. L’ingresso  spalancato sulla pista d’atterraggio non e’ molto invitante perche’ le luci fioche donano all’insieme un aspetto spettrale. Nel fondo del salone d’ingressso , sul lato destro due specie di cattedre come si usavano negli anni 40 nelle scuole italiane, solo un po’ piu’ grandi, rappresentano la frontiera. Un signore, senza divisa ti chiede con aria distratta il passaporto e vi stampa, con totale indifferenza il timbro. “Se proprio vuoi venire ad Haiti, accomodati pure , sembra dire guardandoti dritto negli occhi, guarda che qui si muore! C’e’ il colera, ci sono gli uragani, c’e’ il terremoto e se non lo sai ancora, stiamo aspettando la scossa fatale... l’energia custodita dalla terra giace ancora nelle sue viscere ma e’ pronta a manifestarsi presto, tardi..... chi sa!!”. Improvvisamente sento al mio lato un urlo di una giovane ragazza haitiana, forse una studentessa, che piange tutto il suo dolore, un amico la consola ma ha appena appreso di aver perso una persona cara con il colera!

Da circa 15 giorni il colera e’ scoppiato nelle regioni del Nord Est a Port de Paix ed ha gia’ fatto qualche migliaio di vittime. Sembra che l’epidemia non abbia ancora raggiunto Port au Prince, ma leggendo i giornali prima di arrivare e soprattutto guardando da Google Hurt  si vedono le tende donate dall’ONU che si estendono su tutto il territorio ma soprattutto nella capitale, occupando place St. Pierre, place Boyer e Champ de Mars di fronte  al Palazzo del Presidente.

Tre auto blindate con tre body-gard ci accolgono per scortarci all’Hotel. La strada e’ stretta e buia, le sole luci presenti sono i fari delle auto, dei Tap-Tap ( piccoli veicoli di trasporto pubblico) , degli autobus, e delle auto blindate della MINUSTAH, piccolo esercito dell’ONU , che gestisce da molti anni la sicurezza ad Haiti. L’Hotel Coconut Villa ci accoglie; il nome potrebbe creare delle aspettative seducenti ma Coconut Villa Hotel e’ il tipico hotel haitiano... piccole stanzette buie, arredate in maniera spartana: letto, armadio comodino e guardaroba....Il tutto  un po’ lercio ad essere sinceri, ma l’accoglienza e’ calorosa.

Il gruppo e’ costituito da tre francesi, un belga, un guadalupeno, un irlandese , un libanese e me italiana. Siamo stati selezionati dalla Commissione Europea per un progetto che dovrebbe aiutare il Governo haitiano a migliorare i propri sistemi di allerta e di primo soccorso in caso di crisi.

Il viaggio da Roma e’ durato un tempo lungo.... 12 ore di volo ma con gli scali e la notte a Parigi Orly sono quasi 24 ore che sono sveglia!! Sono stanca, ma mi attira molto vivere una esperienza cosi’ difficile , mi attira molto essere ad Haiti mentre il Paese sta vivendo una crisi umanitaria gravissima e quindi sono eccitatissima.. non ho sonno.

 

 

 

 

                                                                                                                                                                15 Novembre 2010

 

Oggi abbiamo partecipato alla prima riunione con ECHO, che ci fa da base logistica, fino a quando non avremo trovato una sede per il nostro ufficio. La riunione ‘e con tutti gli organismi come UN, SOUTHCOM, MINUSTAH e ONG che si occupano di crisi umanitarie.Incontro un paio di italiani che lavorano uno per il PAM e l’altro per la Banca Mondiale, mi piace di tanto in tanto ritornare ad esprimermi  nella mia lingua, faccio piu’ bella figura!! Gli impegni finanziari presi sono considerevoli : centinaia di milioni di euro sono stati promessi ma mi chiedo quanti saranno effettivamente spesi e quanti , soprattutto, saranno ben spesi. Lavorando da molti anni nella cooperazione a volte ho la netta sensazione che i programmi, soprattutto quelli che costano tanto, servono piu’ agli operatori che ai beneficiari dell’aiuto.

Nel pomeriggio c’e’ stata una prima riunione con il Ministro degli interni Bien-Aime’, con la Direttrice del Dipartimento della Protezione civile Jean Baptiste ed alcuni esponenti del Governo. Il programma, nato dopo una serie di missioni della Commissione europea, ancora non era molto chiaro agli haitiani, e quindi abbiamo spiegato cosa avremmo voluto realizzare. Il Ministro si e’ mostrato apparentemente interessato, in realta’ tutte le attivita’ previste riguarderanno il suo successore in quanto lui potrebbe non essere riconfermato dopo le prossime elezioni.

Le notizie sul colera non sono buone, l’epidemia, ci dice Madame Jean Baptiste sta raggiungendo il primo picco e migliaia di persone sono state ospedalizzate.  Le notizie si susseguono, viene indetta una riunione presso il Centro Operativo Nazionale e viene presentato dalla DINEPA (Direzione Nazionale dell’Acqua Potabile ) un progetto di circa 60 Milioni di dollari. L’Austria offre un finanziamento di 1 M di dollari , i francesi offrono 3 tonnellate di medicinali di primo intervento ed attrezzature sanitarie. Intanto viene sconsigliato a tutti gli europei che vivono a Port au Prince di viaggiare nel Paese a causa del colera ma anche perche’ si temono reazioni violente della popolazione durante i giorni  (27 e 28 novembre) delle prossime elezioni. IL PAHO/WHO ha allertato tutti i Paesi latino –americani perche’ prendano delle misure urgenti e si preparino ad una possibile penetrazione del colera in quell’area.

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